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giovedì 3 marzo 2011

Siamo troppi





Uno dei più gravi e più urgenti problemi da affrontare a livello mondiale, come Thomas Robert Malthus insegna, è quello della sovrappopolazione del pianeta. Man mano che ampie regioni della Terra raggiungono, sia pure tra mille difficoltà e contraddizioni, il benessere, e lo stile di vita di cinesi, indiani, brasiliani, ecc. comincia a essere preoccupantemente simile a quello europeo, cresce l'inquinamento e lo sfruttamento del globo, diminuiscono le risorse e quant'altro. A questo si aggiunge la tesi esposta in un suo articolo da Brandon Carter, del Laboratoire univers et theoriés, per il quale a questi rischi bisognerebbe aggiungere quello secondo cui il Dna umano non riuscirebbe più ad adeguarsi, inconveniente che potrebbe portarci all'estinzione nel "breve" giro di qualche secolo. Costui si basa sul cosiddetto "principio antropico" e sull'osservazione di von Foerster secondo la quale, "a partire dall'emergere della nostra specie Homo sapiens (alcune centinaia di migliaia di anni fa), la crescita della popolazione globale sarebbe stata quasi iperbolica, il che significa che la popolazione raddoppia non quando un determinato intervallo di tempo è passato – come avverrebbe nel caso di un aumento esponenziale standard – ma quando una prefissata misura di tempo è stata vissuta. Finora c’è stata una dozzina di questi raddoppi, ognuno caratterizzato dalla stessa misura di Foerster, con un valore che risulta equivalente a 2 mila milioni di secoli umani. Questo valore enorme e finora misterioso può essere inteso come segue". In realtà la tesi sembra decisamente allarmistica e tirata per i capelli, e coinvolgere in un ragionamento sulla possibile durata della specie umana sulla Terra la genetica e l'adattamento è un'esagerazione. Chiunque abbia studiato sa che i tempi di adattamento dell'uomo e, in generale, degli eucarioti complessi sono sempre stati molto, molto lunghi. Inoltre, non è certo da ieri, e nemmeno dall'altroieri che, grazie alle meraviglie della tecnologia, delle scienze e della tecnica, l'uomo ha smesso di essere passivo nel processo di adattamento del suo corpo e del suo Dna all'ambiente (anzi, spesso è quest'ultimo a venire adattato per venire incontro alle esigenze di sopravvivenza e di sviluppo umane). Affermazioni quali "in vita ci sono tante persone quante tutte le combinazioni possibili permesse dal genoma umano", non sono semplicemente vere. Insomma, il concetto base della tesi, quello di finitezza antropica, non è esattamente a prova di bomba. A proposito di bombe, è da ottimisti pensare, più che altro, che la specie umana non si estinguerà prima dei tre secoli previsti, ma non per improbabili cause genetiche, bensì per via di qualche guerra nucleare scatenata per la troppa avidità di potere di qualche leader politico o gruppo di potenti.


Pubblicato da scienzablog | 20:49

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