» La biochimica dell’appetito
L’appetito, che può essere definito come il desiderio
di cibo, rappresenta l’espressione psicologica di un impulso biologico
fondamentale, senza il quale moriremmo.
Nonostante l’aumento dei casi di anoresia nervosa, nella nostra società il desiderio di cibo supera spesso le necessità dell’organismo. Negli Usa gli individui sovrappeso costituiscono più del 50% della popolazione. In Italia, pur essendo ancora lontani dai record americani, un adulto su due supera il peso forma, mentre i veri e propri obesi stanno aumentando con un ritmo preoccupante.
Nonostante l’aumento dei casi di anoresia nervosa, nella nostra società il desiderio di cibo supera spesso le necessità dell’organismo. Negli Usa gli individui sovrappeso costituiscono più del 50% della popolazione. In Italia, pur essendo ancora lontani dai record americani, un adulto su due supera il peso forma, mentre i veri e propri obesi stanno aumentando con un ritmo preoccupante.
L’individuazione dei meccanismi che regolano l’assunzione del cibo rappresenta uno dei grandi interrogativi della ricerca fisiologica che sembra aver trovato qualche risposta solo in questi ultimi anni.
Risalgono al 1939 le prime osservazioni sperimentali di due fisiologici, A.W. Hetherington e S.W. Ranson, sul rapporto tra cervello e comportamento alimentare. I due scienziati notarono che certe lesioni in una determinata area dell’ipotalamo, e più precisamente quella ventromediale, provocavano una fame smodata e una conseguente obesità negli animali da laboratorio, mentre, al contraio, lesioni in un’area più laterale procurarono svogliatezza, riduzione dell’alimentazione e perdita di peso.
Hetherington e Ransono conclusero che l’ipotalamo era dotato di due centri con funzioni opposte rispetto all’assunzione di cibo: l’area ventromediale inibisce l’appetito, mentre quella laterale lo stimolo. Le due aree vennero anche chiamate “della sazietà” e “della fame”.
Oggi, dopo l’accumularsi di una grande mole di evidenze scientifiche, gli studiosi sono convinti che il meccanismo che regola l’assunzione del cibo sia fondamentalmente sotto il controllo del sistema nervoso centrale. L’estrema semplificazione dei due centri con funzioni opposte appare superata, non tanto perchè non esistano effettivamente i centri della fame e della sazietà, ma piuttosto perchè mangiare è un comportamento estremamente complesso che, quindi, viene regolato da numerosi fattori che interessano altre aree cerebrali e nervose oltre a quelle ipotalamiche.
In definitiva, tutti questo complessi meccanismi molecolari costituiscono l’alfabeto di una lingua che permette una comunicazione continua tra cervello e apparato digerente; conoscerne la grammatica ci permette quindi di intervenire in maniera mirata e di correggere eventuali errori.
[Tratto da “La salute ritrovata” di U. e G. Scapaglini.